Tra settembre e novembre la Rete Mantovana degli Empori ha realizzato un percorso formativo per le persone che negli Empori hanno un ruolo di coordinamento, intitolato Che ristorante vogliamo?
La sua attuazione è stata ideata e curata da un gruppo di lavoro appositamente creato, composto da Matteo, Cristina e Flavia di Caritas Mantova e da Francesco e Katerina di CSV Lombardia Sud.
Ai tre incontri del percorso hanno partecipato persone di tutti e gli 8 Empori della Rete Mantovana (Bancole, Cerese, Mantova, Moglia di Sermide, Poggio Rusco, Quistello, Solferino e Suzzara), del Magazzino alimentari della Caritas diocesana di Mantova di San Giorgio e dell’Emporio veronese di Villafranca.
La scelta è stata quella, più che portare contenuti, di facilitare emersioni e rielaborazioni, concentrandosi anche sull’aspetto relazionale e di scambio reciproco. È quindi stato dato spazio ad attività laboratoriali di riscaldamento, a lavori a piccolo gruppo, a simulazioni. Al termine di ogni incontro le parole chieste a ciascuno per raccontare l’incontro stesso hanno rivelato che la strada percorsa era in linea con gli obiettivi di confronto e di ascolto.
Percorrendo la metafora del ristorante, nel primo incontro ci si è concentrati soprattutto su quale tipo di cuoco ciascun coordinatore si sentiva, ipotizzando cinque profili e chiedendo a ciascuno di identificarsi in uno di questi:
- il cuoco inclusivo, attento alle esigenze dei suoi clienti e focalizzato sul dialogo, magari a discapito dell’efficienza;
- l’estroso, che ha un ristorante molto vivace in cui ciascuno dei collaboratori porta un suo modo di essere, a discapito di uno stile unitario;
- il trattore, molto operativo ed esecutivo a discapito della riflessione di pensiero e di senso;
- lo chef autoritario, che puntando sulla semplificazione decide da solo senza considerare le caratteristiche dei suoi operatori;
- l’impresario, che col suo carisma dà una linea chiara al suo ristorante, ma non ne ha conoscenza diretta perché non vi è quasi mai presente.
Nel secondo incontro la preziosa testimonianza di Vittorio coordinatore dell’Emporio di San Giovanni Lupatoto ha permesso di riprendere questi profili, per poi passare a quali ingredienti dovrebbero essere presenti nella ricetta di un buon coordinatore. Quindi ci si è spostati sul capire se ciascuno era soddisfatto del proprio profilo, chiedendo “quali aspetti vorresti sviluppare di più?”.
Nel terzo incontro si è partiti da questi desideri e mancanze che erano emerse, riordinati per aree tematiche (qualità relazionali – comunicative, io e il gruppo, io e l’altro; qualità attitudinali; qualità intellettuali, talenti, risorse; qualità di leadership), e in gruppo hanno provato ad affrontare specifici casi di criticità, sia in una situazione immediata che con uno sguardo più a lungo termine. Il mettersi alla prova ha comportato, in questo esercizio come in tutto il percorso, una intensità di applicazione, pur nella ludicità di alcuni momenti, che ha soddisfatto anche il gruppo organizzatore.
Non finisce qui, ci si è lasciati con due compiti. Il primo, non semplice, è quello di condividere con le persone che ciascuno dei partecipanti coordina quali sono stati i contenuti e gli spunti di questo percorso, per chiedere anche una verifica esterna rispetto al profilo di coordinatore in cui ciascun partecipante al corso si era autoidentificato.
Il secondo è quello di provare a mettere in campo alcuni degli accorgimenti e delle attenzioni emerse nel percorso, per trovarci all’inizio del prossimo anno e condividere insieme eventuali cambiamenti e sensazioni.